Luca Balata
Luca Balata nasce a Luogosanto (1857 - 1937), allora frazione di Tempio, da famiglia benestante. A Tempio, centro allora della formazione scolastica, frequenta, sino alla quinta, il liceo-ginnasio. Ultimati gli studi apre un esercizio di generi alimentari nel centralissimo Corso Matteotti, attività che lo vedrà, poi, costretto a chiudere conseguentemente alle difficoltà economiche derivanti dal fatto che gli operai, allora addetti alla costruzione del “Nuovo Caseggiato Scolastico”, non riuscivano ad adempiere puntualmente ai pagamenti sugli acquisti fatti, ma soprattutto dalla sua volontaria decisione di non procedere alla riscossione dei crediti. Cambia quindi attività costituendo un’impresa edile che diventa la sua attività principale nel proseguo degli anni. E’, per un lungo periodo, presidente dell’Associazione di Mutuo Soccorso e divide il suo tempo libero tra le letture e la sua passione per la campagna. Ha infatti una vigna di famiglia a Crisciuleddu, in territorio di Luogosanto, che cura personalmente con attenzione e dedizione. Personalità attiva e moderna, per quei tempi, aperto alle innovazioni e al progresso, rispettoso delle istituzioni politiche, evoluto e cosciente dell’importanza della cultura (soprattutto quella sarda) per interpretare il futuro e al contempo rispettoso del rapporto con gli altri, votato ad una religiosità candida e semplice, ci lascia alcune opere di una attualità quasi disarmante in relazione alla rivalutazione dei valori umani di cui oggi tanto si parla. In punto di morte chiama a se la figlia e, essendo periodo di carnevale, le raccomanda di non mettere il lutto (allora si usava adempiere al lutto vestendosi di nero per lunghi periodi), di fare le frittelle ai nipoti (altra usanza del carnevale tempiese) e di non curarsi di quello che la gente avrebbe sussurrato, perché lui aveva vissuto questa vita, ma si apprestava a viverne un’altra ben più appagante. Amava la poesia, soprattutto quella gallurese, che aveva espresso sino ad allora grandi poeti e grandi cantori, uno su tutti quel Don Gavino Pes, conosciuto in tutta la Sardegna come il Catullo Gallurese. E’ certo, dalle testimonianze parentali, che annotasse tutto quello che sentiva di scrivere, ma poco è rimasto vuoi per incuria di chi ne aveva copia o perché a tali scritti, per ignoranza, veniva attribuito uno scarso valore. Tra gli scritti recuperati vi è un manoscritto sulle tutte le vicende della prima guerra mondiale, una serie di versi da lui titolati “Ad onore e gloria della Brigata Sassari” che la pronipote Maria Antonietta Sacchi ha già inviato al Comando della Brigata e infine un libretto in gallurese, stampato dalla Tipografia G. Tortu, forse la prima tipografia della Sardegna, dal titolo “Consigli ai miei figli – di – Luca Balata” che riportiamo di seguito.
Opere disponibili:
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