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Pietro
Pisurzi
(Bantine 1724 - 1799)
Nato a
Bantine nel 1724 e morto a Bantine nel 1799. Rimasto nelle campagne del
Monteacuto sino all’età di 14 anni, si trasferì a Sassari dopo la morte
dei genitori. Entrato come servitore presso una famiglia nobile della
città, nelle ore libere cominciò a frequentare la scuola. Qui, dopo
aver imparato a leggere e a scrivere, trovò modo di mostrare la sua
inclinazione verso gli studi letterari.
Ordinato
sacerdote, fu parroco di Tissi.
Innamorato
della campagna secondo i modelli dettati dall'Arcadia, non disdegnò il
genere burlesco, né la poesia di ispirazione civile e storica. La
maggior parte della sua vasta produzione è andata perduta, essendo la
sua una poesia affidata a fogli manoscritti e, più spesso, alla sola
tradizione orale.
Opere
Su cazzadore, sa chelva e ‘i su pastore, Sassari, 1914.
S’imbustu, Sassari, 1914.
Malissias e difettos de sas feminas, Tempio, s.a..
Poesie varie, in Le più belle poesie dialettali sarde,
Cagliari, 1925-29.
Cantone de su cabaddareddu, “Il Nuraghe”, Cagliari, a. VI, 1928, nn. 7-8, pp.
8-10.
Poesie varie, in Il meglio della grande poesia in
lingua sarda, Sassari, 1975.
Bibliografia
critica
R. Ciasca, Bibliografia sarda, Roma,
1931-34, vol. III, pp. 428, 438, nn. 14059-14063. 14153.
Il meglio della grande poesia in lingua sarda, a cura di M. Brigaglia, Sassari, 1975, pp. 37-60.
N.
Tanda, Letteratura e lingue in Sardegna, Cagliari, Edes,
1991, p. 27.
Opere disponibili:
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